domenica 8 novembre 2009

rispetto

di Andrea Morniroli e Loredana Rossi
La Repubblica - Napoli, 8 novembre 2009

Da quasi due anni proviamo a lavorare per tutelare e promuovere i diritti delle persone transessuali, spesso discriminate per la loro appartenenza di genere, molte volte costrette a prostituirsi per poter sopravvivere.
Un lavoro difficile che oltre alle complessità connesse alle debolezze che caratterizzano Napoli e il suo contesto socio economico viene ulteriormente complicato, a volte reso impossibile, dal pregiudizio e dallo stigma che ancora molti hanno, nella società, nel mondo del lavoro, nelle istituzioni nei confronti delle persone transessuali. 
Per altro la recente vicenda dell’ex governatore del Lazio, al di là degli aspetti ancora non chiari e preoccupanti che porta con se, ha ulteriormente alimentato tale clima di discriminazione e rifiuto.
Si grida allo scandalo perché tante transessuali italiane e straniere si prostituiscono. E che altro potrebbero fare in un mondo in cui la loro esistenza, la loro identità, il loro transito, la loro voglia di essere donne diventa fonte di esclusione, chiude ogni altra porta, preclude altre alternative di lavoro e di vita. Continua...
Ma ancora e per essere forse più provocatori, cos’altro potrebbe fare una trans con un’ottava di seno e labbra provocanti? La bidella, la badante, o magari la lavavetri. Se ha costruito il suo corpo per essere sensuale e appariscente e per vendere prestazioni sessuali, forse, con atteggiamento davvero laico e liberi dal pregiudizio, dovremmo riconoscere quell’aspettativa come legittima. Come per altro sancito dalla legge Merlin che non solo non configura la prostituzione come reato ma mette al centro la tutela e i diritti delle persone che la esercitano.
Ma al di là di queste considerazioni ci pare che tutto il chiacchiericcio di questi giorni porti con se tanta ipocrisia, tanto moralismo e poca morale
Ad esempio, ci piacerebbe rivolgere ai tanti che in questi giorni non parlano d’altro, spesso con ironia e disprezzo, la seguente domanda. Di chi sono, anche a Napoli, tutte quelle macchine che di notte e di giorno si aggirano in ricerca di acquisti sessuali da transessuali? Chi sono nella nostra città tutti quegli uomini che consentono a circa 300 transessuali di prostituirsi ogni giorno?
Temiamo che le risposte nella quasi totalità sarebbero: “Non mio figlio”. “Non mio marito e non il mio fidanzato”. Sappiamo e in realtà tutti sanno che invece non è così, che tanti sono i figli, i mariti e i fidanzati. Tutti sappiamo che se non esistesse una domanda in continuo aumento che vede coinvolti in Italia qualche milione di uomini non ci sarebbe nemmeno un’offerta così ampia e diffusa.
Nonostante le ordinanze e le logiche esclusivamente repressive la prostituzione non è stata eliminata, si è semplicemente trasformata e ricollocata. Per certi versi è diventata più pericolosa per chi la esercita, specie per le persone più deboli e fragili, prime fra tutte le vittime di tratta, perché costrette sempre più a nascondesi, ad abitare luoghi periferici, chiusi e isolati, difficili da raggiungere e dove tutto può accadere.
Ma quello che è più grave è che nel nostro Paese pura utopia sembrano essere diventati i diritti civili e la dignità delle persone transessuali, a partire dal fatto che l’Italia risulta essere al primo posto per gli omicidi e le violenze razziste contro le persone transessuali.
Oltre alla stessa sopravvivenza sempre più spesso per molte transessuali diventa difficile, in un mondo che le offende e le vorrebbe nascoste, che le riconosce solo come “mostri” o prostitute, anche trovare le parole giuste per raccontarsi, per far comprendere il loro percorso, per ribadire che prima di ogni altra cosa o comportamento sono persone che vorrebbero avere almeno la possibilità di una vita migliore e possibilmente felice
Per tutte queste ragioni, il 20 novembre prossimo, in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime di omicidi “transfobici”, anche a Napoli come in tante altre città, saremo in piazza con un presidio a lume di candela, dove tanti e tante, leggeranno a turno i nomi e le storie delle persone transessuali uccise nel corso dell’ultimo anno, vittime di una violenza omofobica e razzista che sembra non avere limiti e a cui occorre al più presto opporsi senza ambiguità per non correre il rischio, prima o poi, di essere considerati complici
Andrea Morniroli - cooperativa sociale Dedalus di Napoli
Loredana Rossi – Associazione Transessuali Napoli
La Repubblica - Napoli, 8 novembre 2009

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui il tuo commento