domenica 29 novembre 2009

Ponticelli. Colpevole di essere rom

Gianluca Carmosino
[Carta - 27 Novembre 2009]

Il Tribunale dei minorenni di Napoli ha respinto le richieste della difesa per la ragazza rom accusata del rapimento di una neonata. Agghiacciante la motivazione: «L’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom».

Ricordate la storia della ragazza rom di Ponticelli, Napoli, accusata di aver tentato di rapire una neonata? Il Tribunale per i Minorenni di Napoli, in sede di appello, ha rigettato le richieste della difesa e nei giorni scorsi ha reso nota la motivazione. Nel provvedimento si legge: «Emerge che l’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende concreto il pericolo di recidiva». Per il Tribunale dunque esiste di un nesso di causalità tra l’appartenenza alla comunità rom e la possibilità di commettere reati. «Questo assunto, sfacciatamente razzista, si traduce nella decisione di non concedere nemmeno misure alternative alla carcerazione», commenta l’avvocato della ragazza rom, Cristian Velle. Secondo il Tribunale «sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano misure inadeguate anche in considerazione alla citata adesione agli schemi di vita rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole».
Aggiunge Cristian Valle: «In modo sconcertante, si afferma l’opzione del carcere su base etnica, e, attraverso la definizione di ‘comune esperienza’, i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica. In un paese che sanziona la clandestinità come reato, l’intera vicenda della ragazza rom è rappresentativa dell’accanimento giudiziario contro gli stranieri che gravemente annichilisce i diritti umani».
A.V., questo il nome della quindicenne rom accusata di aver rapito la neonata a Ponticelli nel maggio 2008, è stata accusata dalla madre della neonata, unica testimone dell’avvenimento, che finora però ha fornito una versione dei fatti poco verosimile. Secondo il racconto della madre A. V. sarebbe riuscita a introdursi nella sua abitazione dove, approfittando del fatto che la neonata sarebbe rimasta per pochi attimi sola in cucina, sarebbe riuscita a «rapire» la neonata e a uscire dall’appartamento, il tutto in pochi secondi, senza produrre il minimo rumore e senza provocare il pianto della bimba.
Nonostante ciò, il Tribunale per i Minorenni ha condannato la minore rom a 3 anni e 8 mesi, fondando la decisione di colpevolezza sul presupposto che la madre della neonata non avrebbe avuto alcun interesse ad accusare la minore rom se il fatto non fosse accaduto.
La difesa della ragazza rom ha sempre denunciato la violazione dei diritti fondamentali come, ad esempio, la mancata traduzione degli atti nella lingua conosciuta dall’imputata, questione più volte sollevata ma sempre respinta, nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che accolse a Nisida la ragazza rom, secondo la quale A.V. al momento dell’arresto non comprendeva minimamente la lingua italiana. Ma ogni richiesta della difesa è stata sistematicamente respinta, perfino la richiesta della messa alla prova e l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, con la motivazione che A.V. potrebbe avere ingenti patrimoni nel suo paese d’origine. Non le è stato concesso alcun beneficio di legge benché la minore risulti incensurata e in stato di abbandono. I familiari di A.V., infatti, sono scappati a seguito della devastazione del campo rom e delle persecuzioni verificatesi a Ponticelli. La sentenza d’appello ha confermato in pieno quella di primo grado e si attende ora la decisione della Corte di Cassazione. Con il processo ancora in corso, la piccola rom si trova in custodia cautelare nel carcere di Nisida da un anno e mezzo. A nulla sono valse le motivate istanze di scarcerazione.

1 commento:

  1. Ieri sera (a chi è insonne come me non sarà sfuggito) ne hanno parlato al tg3 Linea Notte. Terminato il servizio che dava la notizia, il conduttore Maurizio Mannoni per passare a quello successivo ha detto “a proposito di razzismo….” e ha dato la parola all’inviato che da Casoria ha presentato la mostra AfriCam, servizio che iniziava col mostrare un fantoccio nero infilzato come un crocifisso sull’inferriata del cancello del museo, forse da chi non ha gradito molto l’iniziativa. Due sottolineature. La prima: mi è piaciuta molto la nonchalance con la quale Mannoni ha chiosato il contenuto della notizia sulle vicende giudiziarie della piccola rom. La seconda: invito tutti a partecipare all’inaugurazione della mostra del Cam (Casoria Contemporary Art Museum, via Duca D’Aosta 63/A) che si terrà sabato 5 alle 18.30, o comunque a visitarla (chiuderà il 28 febbraio) perché quello che si è visto dalle immagini del servizio mi è parso davvero notevole.

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