sabato 21 novembre 2009

Carta e Cantieri Sociali

Care e cari,
questo è un invito: il 12 dicembre, sabato, noi di Carta vorremmo incontrare soci e collaboratori, corrispondenti e amici, compagni dell’associazione Cantieri sociali, in breve la nostra «famiglia allargata». A noi pare di essere a un punto di svolta, e per decidere da che parte andare abbiamo bisogno dell’intelligenza e della vicinanza di tutti voi. Forse è la riunione più importante, sul destino di Carta, dopo quella che nel 1998, in un centro sociale romano, ne accompagnò la nascita.
Da almeno un anno, o più, abbiamo l’impressione di essere «oltre». Carta è nata perché pensavamo che le coordinate culturali, organizzative, politiche della sinistra fossero al capolinea, e che il tornante dell’inizio del secolo avrebbe cambiato profondamente il panorama globale. Questi processi si sono compiuti, nel bene e soprattutto nel male: perciò nell’ultimo anno abbiamo proposto, o accompagnato, tra le altre cose, il passaggio dell’economia sociale [o solidale] dallo stato di sperimentazione a quello di alternativa al liberismo in crisi; la diffusione di un simbolo, «Clandestino», che allude non solo alla questione principale della nostra epoca, ma alla condizione di cittadino senza diritti; l’avvio di una colleganza, tra movimenti, comitati e liste locali di cittadinanza, che chiamiamo «Democrazia chilometro zero»; la giornata di studio sui Piani Casa, organizzata con Eddyburg, che è – speriamo – l’inizio di una rete più ampia di ricerca e di proposta che possa fare da sponda per comitati e movimenti cittadini, e il cui obiettivo è: consumo di suolo zero. Si possono citare anche il lavoro che i Cantieri sociali fanno – sempre facendo rete - nel Veneto, a Napoli, nelle Marche… In poche parole, cerchiamo di attrezzarci al «dopo»: dopo i partiti di sinistra, dopo la democrazia rappresentativa, dopo il lavoro fordista.
Vale, tutto questo? E se sì, come essere più efficaci sia dal punto di vista dell’elaborazione del discorso sia quanto a mezzi di comunicazione? O siamo destinati ad essere semplicemente travolti dalla barbarie?
Allo stesso tempo, la crisi morde ferocemente anche noi, com’è ovvio. La carta stampata è ovunque in una crisi drammatica. Ancora non sappiamo quanta parte dei contributi di legge ci sarà effettivamente versata alla fine dell’anno e quanto la stessa legge durerà. Tendiamo a chiudere ogni anno, nonostante i feroci risparmi, con un deficit abbastanza modesto, che però si accumula. La nostra «cassa» è sempre vuota e gli stipendi sono in un ritardo quasi insostenibile. Dunque, la domanda che ci poniamo è: in un contesto come questo, quale cambiamento – se necessario radicale – dobbiamo fare per migliorare la nostra comunicazione e insieme mettere la cooperativa in grado di reggersi da sé, in tendenza [ma potrebbe avvenire presto] senza la legge per l’editoria cooperativa?
Sono domande che certo riguardano il futuro del settimanale e del sito e di tutte le altre cose che facciamo, nonché delle persone che da Carta ricavano il loro reddito. Ma, ci pare, incrociano questioni basilari di questo periodo.
Dunque, se avrete la voglia di discorrere con noi, fatecelo sapere al più presto. Vi assicuriamo che non sarà una giornata triste e faticosa, ma il più possibile serena e conviviale [ci saranno anche cosa buone da mangiare].
Grazie
Gigi Sullo

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