mercoledì 21 ottobre 2009

DKm0

Sabato e domenica scorsa, alla comunità delle Piagge di Firenze, si è svolto un incontro bello, un po’ anomalo è importante, chiamato “Democrazia chilometro zero: incontro per l’autogoverno. Sulla base di un appello promosso, tra gli altri, anche da Carta e dai Cantieri sociali, più di 200 persone si sono incontrate in rappresentanza di comitati locali, comunità resistenti e attive, associazioni, gruppi di acquisto solidale liste di cittadinanza con l’obiettivo di comprendere e cercare di capire come provare a “costruire una società solidale e conviviale basata sulla salvaguardia e difesa dei beni comuni dall’invadenza del mercato, pacifica e nonviolenta, capace di mettere al centro la persona, riconosciuta nei suoi diritti, nei suoi bisogni, affetti e desideri, “distanziandosi dalla oramai subordinazione al mercato dei rappresentanti politici”.
Si è trattato di un primo incontro che pur nel rispetto delle autonomie, pur affermando con forza che qualsiasi percorso comune non possa che partire dal riconoscimento delle tante diversità e differenze, evitando qualsiasi tentazione di proporre modelli unificanti,ha ribadito con forza la necessità di costruire legami più forti e continuativi, di cucire reti e saperi, di praticare terreni di iniziativa comune e condivisa.
Molti dei presenti si “conoscevano di vista”, a volte si erano letti, in altri casi si erano venuti in mutuo soccorso o avevano fatto una manifestazione assieme. A Firenze, anche grazie alla tranquillità intelligente e ai colori che hanno caratterizzato l’accoglienza proposta dagli uomini e le donne che animano la comunità delle Piagge, hanno approfondito la conoscenza, si sono incontrate di persona in un dibattito lungo e attento,.
Un confronto che ha portato a definire, pur tra le tante elaborazioni, forme e pratiche, alcuni terreni già condivisi di iniziativa e vertenza: il sentirsi orgogliosamente “clandestini” in un mondo che massacra i diritti, rapina e distrugge la natura, è cattivo e violento con i differenti, i più fragili e i “senza voce”. Il contrasto ad ogni forma di razzismo e discriminazione, a partire dal rifiuto del pacchetto sicurezza e dalla promozione dei diritti e della cittadinanza di tutte le persone migranti (già con un primo e importante appuntamento comune e condiviso: la manifestazione del 17 ottobre a Roma). La tutela e la difesa dei beni comuni che essi debbano rimanere cosa pubblica e comune. Che occorre mettere profondamente in discussione l’attuale modello di sviluppo, ad iniziare dalle forme altre e solidali di economia, da una rivisitazione/riduzione dei livelli di consumo, dalla prospettiva della “decrescita”. Il netto rifiuto della logica delle grandi opere e infrastrutture che negano e distruggono ogni interesse di comunità di tutela ambientale a favore degli appetiti selvaggi e onnivori del liberismo, dei cementificatori, delle reti di criminalità organizzata, delle cooperative di costruttori, spesso rosse, sempre più smemorate e distanti dalla loro storia e dal loro senso. La necessaria centralità di rimettere mano ai temi del lavoro e della precarietà che oggi privano milioni di persone di una prospettiva.
Ma a Firenze ci si è anche confrontati sulla necessità di trovare forme di politica altra, differente e lontana da quelle tradizionali, capaci di uscire dalla “gabbia auto-referenziale dei partiti e della rappresentanza”. Una nuova forma di politica dal basso, orizzontale e partecipata, che individua nella dimensione locale, nelle resistenze territoriali il proprio agire, ma allo stesso capaci di guardare e proporre oltre, di darsi una “dimensione globale nell’epoca della grande crisi”
Una visione che non fa della comunità un feticcio, ma anzi ne sa riconoscere i profumi ma anche le puzze. Che sa degli istinti violenti e cattivi che attraversano il nostro quotidiano e per questo si pone il problema di come farsene carico, non in modo ideologico o individuando il nemico, ma profondo ad offrire spazi di mediazione capace di riconoscere i diritti di tutti quelli che abitano i territori.
Dalle Piagge è partito un cammino, che si è dato già qualche strumento per continuare e dei prossimi appuntamenti. Ma soprattutto, le due giornate sono state un momento di confronto e approfondimento alto che rimanda a tutti quelli che c’erano e a tutti quelli che si sono operati per promuoverlo una grande responsabilità: quella di costruire le condizioni perché tale cammino possa continuare e stabilizzarsi.
Forse da Firenze non siamo usciti ancora con tutti gli attrezzi necessari ma sicuramente, e non era scontato, abbiamo fatto un passo in avanti. Li si è svolta una discussione vera, libera dalle liturgie dei partiti, dove tanti e tante, a volte molto differenti tra loro sono però riusciti a percepirsi come simili
Andrea Morniroli – cantieri sociali
Sergio Sinigaglia – cantiere Altremarche

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