sabato 9 agosto 2008

cosa succede

succede di tutto qui, olimpiadi e guerra nel caucaso sullo sfondo del mondo:

L'arresto di Giugliano, insolito, per due datori di lavoro accusati di gravi irregolarità (fino alla violenza e all'intimidazione) nei confronti di lavoranti in nero, in una vicenda che vede ahimè coinvolto anche un sindacalista addetto all'ufficio vertenze della Cgil. E questo ci fa ingoiare un altro boccone amaro su una organizzazione che ci troviamo affianco nelle battaglie civili sui migranti e sui rom ma distante, troppo distante, nel rappresentare e combattere le porcherie che succedono nel nostro mercato del lavoro. Quelle porcherie di cui avevamo detto solo pochi giorni fa e che dovrebbero fare riflettere attentamente l'attuale governo sulla assurdità dei provvedimenti che ha appena adottato, che allentano la pressione in difesa dei lavoratori piuttosto che aumentarla, come si dovrebbe.
Mi sembra di vederle le facce di chi, facendo spallucce, si lamenta che la realtà del lavoro è dura anche per le imprese, che noi non sappiamo come stanno veramente le cose e parliamo sommariamente, che certi compromessi a volte bisogna accettarli per forza, altrimenti quelli chiudono e altre famiglie vanno in mezzo a una strada, oppure ti sparano, oppure ti rovinano la vita, a te e all'organizzazione. Ma allora diciamocelo, parlate, mostrate la durezza della realtà del lavoro per le imprese sotto pressione del racket e della camorra, parliamo della ignoranza abissale di questi padroncini, parliamo dei fili che muovono nella quotidianità la corruzione continua e strisciante dei buoni valori, dei sani principi di legalità, della buona educazione, del rispetto degli altri. La notizia nella notizia è che, in queste condizioni, possano veramente esistere cinque o sei lavoratori in nero capaci di reagire e di dire basta.

L'arresto di Chiaiano, insolito, per tempestività e per il profilo della ragazza che, da come appare descritta, ci assomiglia abbastanza (a parte l'età...). Tanto che ci sembra difficile credere che abbia organizzato o fatto una cosa violenta come l'assalto, il pestaggio dell'autista, l'incendio dell'autobus ecc...; buona volontà e buoni sentimenti inducono a mantenere la fiducia nelle istituzioni che indagano e che giudicano; ma quel profilo è inquietante per le istanze di partecipazione e di cittadinanza sociale: che mi possa capitare pure a me, ormai abitualmente presente alle iniziative, di essere trattata (e tratta) come pericolosa e violenta teppista mentre fotografo ? o mentre mi metto a gridare sul muso di un agente che se picchia una persona senza alcuna ragione quello che fa è un reato?
E anche su questo mi "sembra di sentire" (in agosto si è più soli del solito ed è più facile che si parli da soli) i commenti del circondario: non conoscete i fatti e parlate, in un delirio ideologico già parlate di repressione e paventate un clima di persecuzione che non esiste. Il clima lo descrive con toni assolutamente rispettosi e pacati, e con una sostanziale credibilità di contenuti, il comunicato del comitato di Chiaiano-Marano che sembra confermare i nostri dubbi.
E a leggere il pezzo del Mattino sulla ragazza c'è veramente da rabbrividire dinanzi alla sua normalità, sia che non c'entri niente e le "circostanze" la stiano "prendendo in mezzo" (con la conseguenza di spaventare la generalità di quelli normali che si stanno attivando) sia che c'entri e che si sia spinta (e si sia sentita costretta a spingersi), dalla sua normalità, fino a un tale abbrutimento.

Gava è morto. Una morte che sopravvive a quel radicale cambiamento della politica che non siamo stati capaci di compiere e che uguale ci ritroviamo come problema nella disillusione di oggi. Una morte celebrata con i segni di oggi del fare, rifare e disfare la politica e la nostra storia.

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