venerdì 27 giugno 2008

Pensare agli ultimi per progettare la città

Un documento che promuove un incontro pubblico, il 3 luglio alle ore 17 presso l'Istituto Italiano Studi Filosofici
E' un'iniziativa che per molti versi riprende alcuni dei temi del nostro Cantiere e si propone di allargare gli arcipelaghi

PENSARE AGLI ULTIMI PER PROGETTARE LA CITTA’

A Napoli purtroppo ancora una volta i caratteri democratici delle istituzioni subiscono una fortissima compressione, ogni giorno donne e uomini vedono mortificati i loro più elementari diritti alla vita, alla salute, al lavoro, al dissenso. Si va sempre più imponendo una cultura che ha trasformato i diritti di tutti e di ciascuno in favori elargiti dai potenti di turno. Ritorna nella nostra città, ma anche in tutta la regione, quello che è stato chiamato nel passato il “modello terremoto” le scelte più importanti per la vita della città sono state sottratte al confronto politico e affidate a commissari straordinari, uomini di fiducia, padrini vecchi e nuovi. Le drammatiche vicende della gestione del ciclo dei rifiuti mettono ancor di più a repentaglio i diritti elementari delle persone e delle comunità, hanno acuito la tensione sociale e sancito, per via legislativa, che le persone che vivono in Campania sono persone dimezzate meno uguali agli altri del resto d’Italia. In questo clima la “cacciata” dei Rom con la violenza è il segno di un ulteriore imbarbarimento della vita civile in città. I gravi problemi della nostra città, dalla criminalità camorristica alla quotidiana invivibilità hanno motivazioni materiali e strutturali, ma anche motivazioni morali e culturali con la disintegrazione crescente del tessuto sociale che si manifesta nel dissolversi delle reti di solidarietà a scapito dei più deboli, degli ultimi, cui la città appare realtà ostile e dolorosa. La risposta non può essere quella della chiusura, dell’esclusione e della repressione ma pensiamo che questa città può cambiare solo con un impegno comune, partendo dai bisogni e dai diritti degli ultimi, in cui la sicurezza sia prima di tutto sicurezza sociale. Crediamo che sia possibile avviare un processo che per tappe sia in grado di dare contenuti ad un progetto per la città, un progetto che individui nella partecipazione di movimenti, forme auto-organizzate di società civile, di quelle intellettualità, pur non compromesse, che continuano ad assistere silenti al degrado della città, a quella rete, che pure esiste in città, e che si prende cura del “pubblico” e vuole in prima persona elaborare il proprio futuro. La crisi di democrazia che ci affigge può essere superata dalla partecipazione, dal contributo di tutti coloro che credono ancora che un’altra città sia possibile: una città in cui centro e periferia siano uniti per uscire dal degrado e siano in grado di elaborare proposte per una città vivibile e accogliente, una città che consideri l’ambiente e i beni comuni come risorsa pubblica a disposizione di tutti e non invece terreno di rapina e di consumo rapace e selvaggio da parte del mercato.
Napoli, 26 giugno 2008

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui il tuo commento