mercoledì 4 giugno 2008

Pagine... anche sulla partecipazione

Sono trascorsi più di due mesi da quando Andrea mi inviò questo pezzo che ho conservato con il rammarico di non poterlo mettere nel blog perchè era in via di pubblicazione come premessa a un libro. Qualche giorno fa ho sollecitato Andrea perchè volevo proprio farlo leggere ai pochi affezionati amici del cantiere. Oggi Andrea mi ha telegraficamente comunicato che potevo. Non ho ancora i riferimenti sul titolo e, cosa ancora più grave, sul libro, e ve ne daremo notizia; ma intanto inizamo a leggere... può essere assai utile anche per il seminario del 13.


Una piccola premessa. Le righe che seguono nascono di getto e un po’ di “pancia”, durante un viaggio in treno tra Napoli e Roma. Quando Porpora mi ha chiesto di scrivere un pezzo per il suo libro sul tema del rapporto tra transessualità e sistema dei servizi socio-sanitari, ho pensato fosse giusto provare a scrivere seguendo le emozioni e non tanto, invece, privilegiando un approccio teorico-professionale.

Troppo spesso, infatti, come operatori sociali cadiamo nell’errore di scivolare in eccessi di tecnicismo e di utilizzare, per il racconto delle nostre pratiche, un linguaggio comprensibile solo a noi stessi. Un mix micidiale che ci porta ad utilizzare strumenti freddi, completamente inadeguati per far conoscere esperienze che al contrario, il più delle volte, sono calde e anche un po’ “umide”.

Certo, il rischio è che quelli che seguono siano pensieri confusi e sicuramente incompleti, ma certamente hanno il pregio di essere sinceri e sentiti e, nello stesso tempo, di basarsi sull’esperienza diretta.

La prima volta che nell’ambito del mio lavoro mi è capitato di incontrare un gruppo di persone transessuali è stata circa 8 anni fa durante una visita al carcere di Poggioreale a Napoli. Avevo accompagnato due parlamentari per riuscire ad indagare, attraverso una visita a sorpresa, la condizione di detenzione dei detenuti con problemi di dipendenza da sostanze. Mentre raggiungevamo il reparto “tossicodipendenti”, per caso, sulle scale che portavano dal secondo al terzo piano, incontrammo una quindicina di trans, italiane e straniere, che, accompagnate da quattro guardie stavano scendendo in cortile per l’ora d’aria. Il direttore dell’istituto che, in modo asfissiante e stretto, non ci mollava un minuto, ci propose di incontrare anche quel “particolare” gruppo di detenute. Senza aspettare la nostra risposta, né tanto meno chiedere a loro se preferivano parlare con noi o accedere all’ora d’aria, ordino alle guardie di accompagnarci tutti nella stanza colloqui per poter svolgere l’incontro. Per inciso, continuo a pensare che quella semi-imposizione da parte del direttore, consentì allo stesso di far “nascondere” qualcosa nel reparto tossicodipendenti.

In ogni caso, appena ci accomodammo nella stanza colloqui, io e i due parlamentari da una parte del tavolo, le trans dall’altra, calò un gelido silenzio. Le nostre interlocutrici, alternavano sguardi diffidenti, segnali di fastidio e impazienza, commenti provocatori e un po’ di scherno. Imbarazzato più che mai e non sapendo cosa fare o dire, stavo per scusarmi e andarmene quando di colpo mi venne in mente un consiglio che Porpora mi aveva dato in una giornata di formazione sulla riduzione del danno e sul lavoro di strada: “…ricordati che noi trans siamo quasi sempre molto vanitose…a volte basta un complimento per avviare una relazione costruttiva”

Detto fatto e provo a buttarmi: “certo che anche in questo schifo di posto riuscite ad essere eleganti”. Come predetto da Porpora la situazione cambia. Cala la tensione e parte la comunicazione, prima con un interrogatorio sul perché e il come fossimo li, e poi con una denuncia seria, vera, a volte arrabbiata e sofferta, sui loro diritti negati, sulla durezza del loro stare in carcere, sul senso di isolamento e di prevaricazione che spesso vivevano. Una denuncia così netta, da mettere in difficoltà il direttore, che certo non si aspettava tanta sincerità al suo cospetto e a quello delle guardie. Continua...

Nessun commento:

Posta un commento

Inserisci qui il tuo commento