martedì 22 aprile 2008

Decrescita???


In tante e in tanti ricordiamo cosa volesse dire crescere negli anni settanta. Tra i miei ricordi indelebili c'è un tragitto in autobus, al rettifilo, nel 1972, pensando alla iscrizione all'università. Crescere era lo scopo più nobile del mio essere, e a proposito di crescere, di cosa vuol dire crescere, lì trovai la mia risposta ingenua, infantile, romantica, e indelebile, vuol dire essere felice ed essere utile alla società. In questo sono rimasta ingenua, infantile, romantica, insomma del tutto inadeguata ai miei ruoli, al rapporto con la politica, al rapporto con il potere, e dietro a questo mio simbolico stato di "grazia", mi sono pure nascosta, ho nascosto la mia pigrizia, tante lacune, tanta superficialità, tanto disordine, molta irresponsabilità.
Ma lì, anzi qui, resto; con amarezza, ma resto: crescita economica e crescita della persona dovrebbero essere valori congiunti per dare senso a quel valore immaturo dei miei diciotto anni e a questa amarezza un po' vacua e un po' pigra (malgrado l'apparente attivismo) di oggi.

Crescere nella complessità delle relazioni sociali della vita e del mondo che viviamo è diventato difficile; quasi impossibile, persino averne la voglia. Continua...

1 commento:

  1. Non mi piace parlare di crescita, per il senso di aumento di benessere materiale e di aumento di livello di consumo che troppo spesso è dato a questa parola. Non mi convince molto nemmeno l'espressione de-crescita. Preferisco parlare di sviluppo, anche personale. Sviluppo sostenibile.

    Mi piace parlare di Economia della felicità e della "produzione" di benessere (era questo il tema del seminario di Maurizio Pugno). Credo che il Cantiere possa essere un terreno giusto per il confronto e l'approfondimento su questi temi. Nel puzzle di temi che stanno emergendo, mi sembra che questa tessera abbia incastri numerosi e polivalenti.

    gda

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