Negli anni recenti l’agenda dei problemi che il governo della città di Napoli è chiamato ad affrontare è divenuta ancora più impegnativa. Ciò è dovuto a processi articolati, complessi e variabili, alcuni anche difficilmente interpretabili, che riguardano la forma stessa della città, i mutamenti di carattere sociale, economico e politico. Nuove domande coinvolgono l’agire dell’amministrazione locale: il sostegno allo sviluppo economico locale; nuovi assetti economici e territoriali in risposta alla crisi della grande industria e dei settori economici tradizionali; interventi idonei a valorizzare le risorse endogene e a reggere la competizione dei sistemi territoriali. Nei processi di trasformazione territoriale nascono nuovi bisogni: di riqualificazione d’aree degradate o di riuso di parti di città che hanno perso la loro funzione (aree dimesse, grandi e piccoli contenitori urbani); di miglioramento della qualità ambientale e dell’abitare; legate al consumo culturale e al tempo libero. A tutte queste nuove esigenze se ne sommano altre, di manutenzione urbana, d’erogazione dei servizi, di risposta ai pressanti fenomeni di povertà, d’esclusione sociale e d’illegalità diffusa. La costruzione di politiche che puntano a rispondere efficacemente alle nuove e complesse domande sopraccennate non può avvenire senza valorizzare il patrimonio di conoscenza e di esperienze di chi vive, lavora ed opera nel territorio (abitanti, operatori sociali, associazioni, educatori, operatori economici, ecc.) per costruire progetti realmente condivisi.
La partecipazione dei cittadini diviene una necessità, perché tutto il sapere, la percezione dell'ambiente, la conoscenza delle relazioni interne ad un territorio, che derivano dal vivere in un luogo, diventa fondamentale per la redazione di un progetto, tanto quanto la professionalità dei tecnici. Integrare soggetti locali destinatari dei progetti e dei piani previsti, nella fase della loro formulazione è un modo per anticipare conflitti, per costruire interventi più vicini ai bisogni delle persone. Attraverso percorsi di partecipazione della comunità locale è, infatti, possibile programmare interventi realmente efficaci, vicini alle esigenze dei cittadini, degli operatori economici e sociali. Interventi che, nei vari campi, mettono a valore le risorse territoriali endogene e innescano meccanismi virtuosi di emancipazione della comunità nel suo insieme, dei singoli quartieri. In contesti particolarmente degradati, percorsi partecipativi di lunga durata, ben radicati nei luoghi, possono favorire il senso di identità e di appartenenza al territorio, la tessitura di reti di fiducia fra cittadini, la creazione di nuove fondamenta nelle comunità per contrastare l’illegalità.
Esistono in Italia numerosi esempi di applicazione della strategia della partecipazione nell’ambito di programmi di riqualificazione e rinnovo urbano. Un esempio su tutti è il Progetto Periferie del comune di Torino, basato sulla partecipazione dei cittadini e delle associazioni. Gli interventi vengono concordati con le Circoscrizioni e partono da programmi di riqualificazione complessi o da bisogni avvertiti dai cittadini stessi. A Torino vengono attivate strutture territoriali (Laboratori) che aggregano i soggetti più rilevanti dei quartieri (associazioni, soggetti economici, servizi comunali, volontariato, cittadini, ecc.) ed acquisiscono istanze, esigenze, bisogni e suggerimenti, per arrivare a delineare proposte d'intervento e progetti condivisi. Un buon esempio da seguire anche a Napoli; con l’attuazione delle Municipalità, infatti, si potrebbe prevedere la partecipazione attiva dei cittadini nella progettazione dei piani e dei programmi urbani previsti.
L’Amministrazione Comunale di Napoli ha in essere molteplici interventi di riqualificazione e di rinnovo urbano che riguardano ambiti compresi nel centro storico, nel tessuto consolidato e nelle periferie. Si tratta di interventi promossi dal Comune, da altri Enti pubblici e da operatori privati, che possono essere diretti o indiretti mediante cioè strumenti urbanistici attuativi. Per un approfondimento si può consultare il dossier “Cento progetti per Napoli” pubblicato nel sito www.comune.napoli.it in “Urbana”. In esso sono descritti: Interventi di Riqualificazione Urbana, Programmi di Recupero Urbano, Contratti di Quartiere II, progetti di parchi e giardini, interventi in campo ambientale e nelle infrastrutture di trasporto. Sono inoltre consultabili i Piani Urbanistici Attuativi (PUA). Nella redazione e nell’attuazione dei programmi e interventi descritti, però, l’amministrazione comunale di Napoli non ha previsto alcun percorso di coinvolgimento e di partecipazione dei soggetti locali destinatari degli interventi stessi, tranne che nel caso del programma innovativo in ambito urbano per la zona costiera di San Giovanni a Teduccio che in seguito descriveremo. Eppure proprio Napoli, per iniziativa della stessa amministrazione comunale, nel 2000 aveva svolto un ruolo da pioniere nel campo dell’urbanistica partecipata e comunicativa con l’adesione al concorso promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) e dal WWF. Come tema progettuale fu scelta la riqualificazione del quartiere di Chiaiano che presenta un patrimonio di aree agricole e naturali di grande valore. L’idea cardine fu il recupero dell’identità del quartiere attraverso la valorizzazione delle aree agricole e naturali residue. Attraverso l’attivazione di laboratori di progettazione partecipata nelle scuole e di forum di quartiere si è data la parola ai cittadini, grandi e piccoli, per conoscere i loro bisogni, le loro aspettative e le loro proposte, in seguito una parte dei progetti che ne sono scaturiti è stata realizzata per lotti.
Il Comune di Napoli insieme all’Ente Parco delle Colline di Napoli ha aderito anche alla terza edizione del Concorso INU-WWF con il caso di studio della “Riqualificazione e valorizzazione delle aree di accesso alla Selva di Chiaiano. Recupero dei sentieri ed elaborazione di un abaco di interventi. Progettazione della cartellonistica tipo del parco. Statuto dei luoghi”. Anche in questo caso l’amministrazione comunale ha attivato forme di partecipazione dei cittadini e degli studenti locali soprattutto per la stesura delle linee-guida dello Statuto dei luoghi. I gruppi di progettazione iscritti al concorso hanno seguito tutto l’iter partecipativo e il gruppo vincitore dovrà contemplare forme di partecipazione dei cittadini anche nella definizione del progetto esecutivo degli interventi.
Le iniziative dell’amministrazione napoletana nel campo dell’urbanistica partecipata però, soffrono di forme di intermittenza, discontinuità e strabismo, gli assessorati vivono una cronica mancanza di coordinamento e alcune volte un ente sviluppa iniziative in contrasto con quelle di un altro e ognuno va per la sua strada. E’ questo il caso ad esempio del programma di edilizia pubblica sostitutiva degli alloggi realizzati con i fondi della L. 25/80 che, a Chiaiano, ha visto la realizzazione di nuove residenze pubbliche proprio sulla collina che era stata individuata dagli abitanti per realizzarvi spazi verdi, per la socializzazione e per il gioco dei bambini e dei ragazzi.
Un altro esempio di percorso partecipativo promosso a Napoli è il progetto Agenda21 “Napoli sostenibile e partecipativa” arrivato alla terza annualità, che coinvolge prevalentemente bambini e ragazzi che vivono in alcuni ambiti territoriali pilota e che ha visto una forte partecipazione di giovani under 14. L’elemento portante di tutto il processo è l’attivazione di laboratori didattici e di forum per adulti nei diversi quartieri oggetto della sperimentazione, sui temi della riqualificazione di Bagnoli e della riqualificazione di piazze, cortili scolastici, aree verdi, percorsi.
Con l’approvazione della Legge Regionale n.16/04 “Norme sul governo del territorio” che all’art. 5 prevede l’adozione di forme di pubblicità, consultazione e partecipazione dei cittadini in ordine ai contenuti delle scelte di pianificazione, in Campania potrebbero aprirsi uno spiraglio per la partecipazione delle comunità locali nella redazione di piani urbanistici generali o attuativi. Il primo esempio al riguardo è proprio il percorso partecipativo promosso dal Comune di Napoli per definire gli interventi sui luoghi pubblici del quartiere di San Giovanni a Teduccio previsti dal PUA sopra richiamato. Si è partiti con un incontro pubblico che ha coinvolto un centinaio di cittadini, associazioni, rappresentanti di categoria, gestito con la metodologia dell’Open Space Tecnology, nel quale si è affrontato il tema del rapporto del quartiere con il mare, ma anche temi specifici scaturiti dalla discussione stessa. Successivamente si è dato avvio ad un Laboratorio progettuale all’interno del quale trenta cittadini hanno lavorato con i tecnici per collegare la piazza, il cuore storico del quartiere, al mare, attraverso un sistema di terrazze e giardini che scavalcherà la ferrovia
Lo scorso anno è stato attivato un percorso di consultazione per la redazione del Piano strategico della città di Napoli, che ha visto l’attivazione di tre Forum tematici con approfondimenti svolti in vari tavoli di lavoro, cui sono stati invitati a partecipare esponenti della società civile, intellettuali, associazionismo e cittadini designati dall’amministrazione comunale all’interno di un organismo denominato Consulta dei sostenitori. Esistono a Napoli anche esperienze facenti capo all’area dell’auto-organizzazione, fra queste quella promossa dal Collettivo Politico di Architettura che ha avviato una campagna di sensibilizzazione dei cittadini e delle associazioni locali sul progetto di trasformazione dell’ex area industriale di Bagnoli. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento delle scuole della zona con incontri miranti ad illustrare la storia dei luoghi, le previsioni del piano regolatore e le trasformazioni in atto. Successivamente è stata organizzata una passeggiata sulla linea di costa a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone. Infine presso la Facoltà di Architettura si è svolto un pubblico dibattito a cui hanno partecipato esperti, esponenti dell’associazionismo e cittadini. Altre esperienze di auto-organizzazione riguardano la gestione dei beni comuni come l’acqua, la gestione del ciclo dei rifiuti e sono documentate in altri articoli di questo numero della rivista.
*Articolo pubblicato in Carta Mensile, "Napoli un Posto al sole",n.5, maggio 2007.
domenica 27 gennaio 2008
“Le esperienze di partecipazione di questi ultimi anni a Napoli” di Carla Majorano*
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