L'avevo messo nella rubrica "oggi in cantiere" questo lungo pezzo dei diari di lotta, intitolato "Le lotte sociali, l’unica vera opposizione al governo e alla crisi", pubblicato da Micromega e scritto da Gaia Benzi, studentessa di lettere e filosofia all'Università La Sapienza di Roma. Ma non l'avevo ancora letto e dopo averlo letto penso che dovremmo leggerlo tutti, noi del cantiere, e magari discuterlo, o meglio ancora, portarcelo appresso. Ne riporto qui una parte, quella conclusiva e più stringente, ma consiglio di leggere tutto.
"...In finale, a quelli che, leggendo queste righe, storceranno il naso e mi daranno per persa, vorrei chiedere una cosa. Vorrei chiedere una cosa a tutti i fautori della fine delle ideologie e delle istanze novecentesche; vorrei chiedere una cosa a tutti quelli che proclamano ad alta voce l'uguaglianza dei due schieramenti avversi e se ne lavano cristianamente le mani, demandando la scelta al soffio propizio del vento; vorrei chiederla a tutti coloro che si sentono la coscienza pulita per il solo fatto di andare a teatro, leggere un libro o guardare un film di denuncia, tutti coloro che pensano di essere informati perché conoscono i risultati delle sentenze e la lista delle vittime dei regimi passati.
Vorrei chiedergli se c'è differenza. Ma non fra la destra e la sinistra così, in astratto - due parole che, ormai, rimandano solo a muffiti emicicli e pianisti svogliati. Non fra l'applicazione ugualmente brutale di due opposti programmi, o la corruzione equamente diffusa "ma forse di là un po' di più". No.
Vorrei chiedere loro se c'è differenza fra il progettare una scuola e immaginare un parcheggio. Se c'è differenza fra il diritto ad essere curati e il dover dare un prezzo alla propria salute. Se c'è differenza nel bere a una fontanella e comprare una bottiglia d'acqua al supermercato. Se c'è differenza fra l'assunzione di medici e maestri e il loro licenziamento. Se c'è differenza fra i fondi alla ricerca libera e il suo assoggettamento ad interessi parziali. Se c'è differenza fra mezzi pubblici efficienti e il costo della benzina. Se c'è differenza fra un salario minimo sostenibile e quattrocento euro al mese. Se c'è differenza fra la cassa integrazione e il niente, la certezza dell'assunzione e il niente, fra diritti, garanzie, e il niente.
Vorrei sapere se c'è differenza fra il finanziare l'edilizia sociale o favorire la speculazione privata. Se c'è differenza fra il permettere a pochi di allargarsi la cantina e il dare a tutti quanti una casa. Se c'è differenza tra il diminuire le disuguaglianze ed aumentarle. Se c'è differenza fra l'aumento delle spese sociali e il loro smantellamento; fra la comunione dei beni e la loro svendita ai privati; fra la presenza di regole che proteggono tutti, o la loro assenza, che favorisce solo i potenti e conduce, inevitabilmente, a una giustizia di classe.
Perché per me c'è differenza, e non è una differenza da poco. E' la linea di demarcazione molto netta che ancora oggi distingue chi ha costruito la storia delle sue vittorie e dei suoi fallimenti nelle lotte sociali, e chi invece ha derivato i suoi programmi dalle paure, dalle miserie, dalle fobie dell'Uomo Qualunque e dalle teorie deliranti di una cricca a Chicago. La linea che già a suo tempo divideva chi aveva il coraggio di appoggiare Salvator Allende e il suo programma di sviluppo democratico e chi invece ha osannato Pinochet per le sue aperture al mercato, giustificando la Cia e ignorando la repressione.
Per me c'è una differenza fondamentale fra chi crede, smentito dai fatti e condannato dalla Storia, che un laissez-faire mai abbastanza sfrenato salverà il mondo e chi invece denuncia, con costanza, determinazione, con convinzione anche nella sconfitta, che invece quel poco di mondo che resta ne verrà inghiottito."...leggi tutto
ps considerate questo post anche come un invito all'assemblea di Segnali di fumo che qualcuno di noi del cantiere ha promosso e che si terrà lunedì 11 alle ore 17 nel teatro del convitto Vittorio Emanuale, Piazza Dante, Napoli.
Vorrei chiedergli se c'è differenza. Ma non fra la destra e la sinistra così, in astratto - due parole che, ormai, rimandano solo a muffiti emicicli e pianisti svogliati. Non fra l'applicazione ugualmente brutale di due opposti programmi, o la corruzione equamente diffusa "ma forse di là un po' di più". No.
Vorrei chiedere loro se c'è differenza fra il progettare una scuola e immaginare un parcheggio. Se c'è differenza fra il diritto ad essere curati e il dover dare un prezzo alla propria salute. Se c'è differenza nel bere a una fontanella e comprare una bottiglia d'acqua al supermercato. Se c'è differenza fra l'assunzione di medici e maestri e il loro licenziamento. Se c'è differenza fra i fondi alla ricerca libera e il suo assoggettamento ad interessi parziali. Se c'è differenza fra mezzi pubblici efficienti e il costo della benzina. Se c'è differenza fra un salario minimo sostenibile e quattrocento euro al mese. Se c'è differenza fra la cassa integrazione e il niente, la certezza dell'assunzione e il niente, fra diritti, garanzie, e il niente.
Vorrei sapere se c'è differenza fra il finanziare l'edilizia sociale o favorire la speculazione privata. Se c'è differenza fra il permettere a pochi di allargarsi la cantina e il dare a tutti quanti una casa. Se c'è differenza tra il diminuire le disuguaglianze ed aumentarle. Se c'è differenza fra l'aumento delle spese sociali e il loro smantellamento; fra la comunione dei beni e la loro svendita ai privati; fra la presenza di regole che proteggono tutti, o la loro assenza, che favorisce solo i potenti e conduce, inevitabilmente, a una giustizia di classe.
Perché per me c'è differenza, e non è una differenza da poco. E' la linea di demarcazione molto netta che ancora oggi distingue chi ha costruito la storia delle sue vittorie e dei suoi fallimenti nelle lotte sociali, e chi invece ha derivato i suoi programmi dalle paure, dalle miserie, dalle fobie dell'Uomo Qualunque e dalle teorie deliranti di una cricca a Chicago. La linea che già a suo tempo divideva chi aveva il coraggio di appoggiare Salvator Allende e il suo programma di sviluppo democratico e chi invece ha osannato Pinochet per le sue aperture al mercato, giustificando la Cia e ignorando la repressione.
Per me c'è una differenza fondamentale fra chi crede, smentito dai fatti e condannato dalla Storia, che un laissez-faire mai abbastanza sfrenato salverà il mondo e chi invece denuncia, con costanza, determinazione, con convinzione anche nella sconfitta, che invece quel poco di mondo che resta ne verrà inghiottito."...leggi tutto
ps considerate questo post anche come un invito all'assemblea di Segnali di fumo che qualcuno di noi del cantiere ha promosso e che si terrà lunedì 11 alle ore 17 nel teatro del convitto Vittorio Emanuale, Piazza Dante, Napoli.
Nessun commento:
Posta un commento
Inserisci qui il tuo commento