"Qui si vuol far credere che in realtà non c'è niente da fare. Che o c'è la fabbrica con tutti i suoi veleni, o c'è una salubrità mentale assediata dalla disoccupazione. Ci si mette davanti all'opprimente aut aut che o si muore di cancro o si muore di fame. Invece investendo nelle tecnologie quelle riduzioni possono arrivare. In caso contrario, meglio una vita da povero che una morte sicura". Così commenta il presidente Vendola gli avvenimenti legati al controllo e all'abbassamento delle emissioni inquinanti dell'Ilva di Taranto.
Su quest'ultima conclusione forse sarebbe necessario qualche approfondimento, sapere ad esempio quanto ne sa e quanto può decidere sul bene comune Ilva e sul bene comune ambiente la città di Taranto, la popolazione della regione, il nostro Mezzogiorno. Qui dal Cantiere napoletano ci domandiamo, sommessamente, perchè dunque il presidente non apre su questa vertenza non solo una legge regionale antitetica alle disposizione del governo e dei vertici Ilva ( e forse destinata ad un insuccesso), ma anche un percorso di partecipazione di cittadini e lavoratori e un'analisi critica e aperta sugli interventi delle istituzioni territoriali in materia di ambiente, risparmio energetico e sviluppo compatibile?
martedì 28 ottobre 2008
Una battaglia politica/istituzionale sull'ilva di Taranto
Etichette:
ambiente,
bene comune
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