di Giovanni Laino
Quando presento Napoli agli stranieri, utilizzo due dipinti. Un murales: la “Battaglia tra i Centauri e i Lapiti”, fatto da Piero di Cosimo, nel 1505, ore esposto alla National Gallery di Londra e un murales di Marc Chagall, del 1919, “Decorazioni per teatro ebraico” di Mosca. Pur molto diverse fra loro, le due opere raffigurano una scena molto movimentata che, su un paesaggio delicato e suggestivo, presenta o richiama grande agitazione, teatralità, lotta frammista a danza, simboli fallici, gente che perde la testa; acrobati e figure inumane agitati nelle relazioni, fra arte, musica e conflitto, in un insieme che è allo stesso tempo un orgia, un grande happening, un teatro di guerra.
Le due immagini funzionano bene perché da molto tempo per rappresentare Napoli si sente il bisogno di ricorrere a metafore che suggeriscono la particolarità cosmica della città: “serena sull’abisso”, “terremoto quotidiano”, “paradiso abitato da diavoli”. Continua...
lunedì 29 settembre 2008
Lo sguardo tragico che legge la città
la Repubblica Napoli, 29-09-2008
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