martedì 24 giugno 2008

Fabrizia

La morte di Fabrizia Ramondino è un dolore grande, una perdita angosciante.
Il nostro consolatorio tributo non può altro che leggerla e rileggerla.

Pianta di una casa: il Salotto

Il culto della triade: un divano al centro e due poltrone, un quadro grande e due piccoli ai lati, due calamai sul vassoio d'argento e al centro il portapenne... Una pomposa simmetria bilaterale da varie generazioni tracciava lo schema del Salotto, celebrando i riti dell'ordine; e la concezione che presiedeva a quell'ordine intendeva rappresentare, anche se solo salottieramente, la posizione al centro dell'universo, non dell'Uomo, ma della Famiglia.
Tanto che gli eredi si potevano classificare in coloro che consapevolmente aveano continuato a tributare il culto a quella salottiera Triade, in coloro che solo inconsciamente l'avevano rispettata come un'inveterata abitudine o che avevano tentato ibride ribellioni, sempre salottiere, e in chi, infine, per una qualche ventata di mutamento aveva iconoclasticamente profanato i simulacri del numero, minando alle sue stesse radici l'Ente Salotto, e l'Ordine quindi, e la Famiglia; mancava allora nelle loro case la materna accoglienza del divano-poltrone (grembo e braccia).
Negli infanti e fanciulli seduti in queli Salotti, niente, nè scuole nè disgressioni nè ragionamenti, contribuiva tanto quanto lo stare in quegli ambienti, così seduti, a sviluppare la facoltà di astrazione (indeterminata) e una concezione idealistica del mondo. Perchè le sedie normali, tanto tormentate, sforacchiate se di vimini, frugate e scucite se tapezzate di stoffa, macchiate, scalfite, incise, graffiate, sono sedie; mentre le sedie del Salotto erano idee di sedie; e anche i quadri, che poiché posti in alto solo si contemplano, ivi erano, data la costante penombra che vi regnava a non sciuparli, idee di quadri. E ogni oggetto era idea di se stesso; e il bambino, pensoso di tanto mistero, si consolava osservando, quando poteva, sul suo dito la traccia della polvere o il solco che il suo dito aveva lasciato su di un piano, placandosi così la sua ansia di concreto.
Un salotto del genere poi dovrebbe essere chiuso a troppe quotidiane profanazioni - mai dovrebbe un bambino lasciarvi una crosta di pane sull'orlo della console, né il ragazzo col carboncino tracciare un ghirigoro sulla parete o un doppio vu rovesciato, nè la figlia tredicenne isolarvisi col suo quaderno e i suoi struggimenti; ma soprattutto dovrebbe essere fisso e stabile, sempre nello stesso luogo, nella stessa casa, possibilmente con le stesse persone.
Continua...

Fabrizia Ramondino

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