mercoledì 7 maggio 2008

Il coltello nel ventre

La vicenda dei manifesti tettelines, di cui ci siamo occupati in questi giorni, sembra volgere ad una conclusione positiva. Al di là dell'impulsività a volte superficiale con cui ancora ci muoviamo, abbiamo pensato di prendere un'iniziativa, confrontandoci con il comune, per una maggiore attenzione (organizzata) sull'immagine del corpo delle donne. A questo proposito sento di condividere in ogni suo contenuto e proposta l'articolo "il coltello nel ventre" di Maria Grazia Di Rienzo che, manco a farlo apposta, questa mattina ha fatto capolino nei nostri motori di ricerca.

Il coltello nel ventre
di Maria G. Di Rienzo


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Gli stupratori non nascono tali. Vengono "costruiti", addestrati, come si addestrano i soldati ad uccidere. E la cultura che fa di un uomo uno stupratore e’ la stessa che "fa" noi tutti/e. Non e’ una questione femminile, e’ una questione condivisa, e come tale va affrontata. Molti uomini pensano, e sono sinceri, che la violenza sessuale, quella domestica ed il sessismo siano problemi altrui: segnatamente oggi, dopo gli ultimi fatti di cronaca, e’ problema/responsabilita’ dei barbari invasori stranieri. Sono dipinti un po’ come gli Orchi di Tolkien, forse non malvagi in origine ma ormai irrecuperabili, spaventapasseri mediatici, fasci di impulsi incontrollati, marionette guidate da fili di odio, massa di pupazzi insensibili, privi di autocontrollo, che seguono semplicemente la pulsione violenta ovunque essa li conduca, anche quando finira’ per schiantarli nel processo. Ma Tolkien ha molto chiaro che c’e’ un manovratore di questi burattini, un potere piu’ grande e piu’ distruttivo di loro stessi, che li istiga con la seduzione delle parole (gli imbattitibili Uruk-hai!) e la promessa di impunita’.
Il linguaggio sessista, i modelli sessisti, la gerarchia di valore per genere, ed il loro logico compimento, la violenza sessuale, promettono agli uomini potere e impunita’. Si’, ci sono le leggi, possiamo persino inasprirle, ma la condanna morale va ancora principalmente alla donna. Cosa ci faceva la’, perche’ era vestita in quel modo, ci ha ballato insieme, ci e’ andata a cena, avrebbe dovuto capire... Cosa dovremmo capire, spiegatemelo. Che dobbiamo smettere di provar gioia nella vita, di aver voglia di conoscere persone nuove, di lavorare, di studiare, di andare per strada, di vestirci come ci pare, di avere desideri, di innamorarci, di esistere?
Continua ...

Tratto da Politicamente corretto che ha sua volta lo ha tratto dalla rubrica "Notizie minime" della rivista "La nonviolenza è in cammino" proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza. Arretrati in: http://lists.peacelink.it/

1 commento:

  1. Purtroppo gli uomini, anche quando vogliono apparire persone dabbene e perbene, studiosi o gentlemen vari, conoscono una sola modalità relazionale, quella della violenza, con la quale ti stuprano anche quando non ti toccano, specie se gli hai sottratto il "potere", unica forma di espressione di sè che conoscono.E non esitano ad "ucciderti", "metterti in croce" se per caso hai svelato i loro meschini egoistici segreti di "macho".

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