lunedì 17 marzo 2008

Forza della vita e compassione umana

Questo articolo proviene dal sito dell'ADUC (http://www.aduc.it) e ci e' stato inviato da Paola Clarizia

Forza della vita e compassione umana. Una piccola riflessione in compagnia di Salvatore Quasimodo e Bertolt Brecht

di Annapaola Laldi

L'estrema contiguita', quest'anno, dell'inizio della primavera (20 marzo) e della pasqua cristiana (23 marzo), mi ha portato a soffermare l'attenzione sulla forza indistruttibile della vita che, quando sembra essere venuta meno nel terreno spoglio o nell'albero rinsecchito, tutt'a un tratto torna a manifestarsi in tutta la sua bellezza e pienezza in quella che ai nostri occhi appare proprio come una resurrezione. E subito mi e' tornata in mente Specchio, una breve e intensa poesia, che Salvatore Quasimodo scrisse negli anni Venti del secolo scorso, e nella quale ho avvertito ancora una volta vibrare la nota di quella profonda, originaria religiosita' che contempla il mistero e improvvisamente scopre di esserne parte. E qui si ferma.
Quanto Quasimodo canta in Specchio, e' avvenuto poco fa, verso la fine di febbraio, almeno nella pianura toscana. Un tripudio di fiori ha ricoperto cespugli e alberi con un certo anticipo, visto che l'inverno, questa volta, si e' fatto sentire piu' che negli ultimi tre o quattro anni, tanto da farmi chiedere se per caso non si sia modificato qualcosa nell'orologio interno delle piante. Ma anche se cosi' fosse, non c'e' niente da fare. Come non c'e' stato niente da fare quando, in piena fioritura di alcune piante fra cui biancospini, mandorli, e anche albicocchi, la temperatura e' tornata a scendere, accompagnandosi prima a un vento freddo e poi a una pioggia battente che hanno trasformato i petali dei fiori in una sorta di improvvisati fiocchi di neve, che hanno ricoperto il terreno. Il gioioso stupore di fronte alla fioritura e' diventato cosi' trepidazione per queste piante che davano proprio l'impressione di rabbrividire, di soffrire. E un signore, davanti al cui piccolo giardino passo ogni giorno, ha raccolto questo grido muto del suo albicocco, e ha cercato di rispondervi, gettando sui rami una sorta di paracadute di plastica pazientemente preparato con molte cordicelle per legarlo bene al tronco. Non so se questo gesto compassionevole abbia aiutato la pianta a sopportare lo sbalzo di clima, ma certo ha aiutato me a ritrovare un'altra poesia, questa volta di Bertolt Brecht, in cui e' descritta una situazione del tutto analoga, e dove il poeta tedesco, gia' in fuga dalla Germania nazista e in esilio nell'isola danese di Langeland, in quel mattino di pasqua del 1938 (per la cronaca era il 17 aprile), mostra quanto sia forte e unitaria la compassione; quando essa alberga nell'animo di una persona, trova il modo di esercitarsi con uguale misura nell'attenzione ai grandi eventi della storia umana cosi' come nella cura di una piccola pianta.
Come mio regalo per questa primavera/pasqua, ecco dunque:

Specchio di Salvatore Quasimodo
e
Primavera 1938 di Bertolt Brecht

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