mercoledì 27 febbraio 2008

Una lettera su "un Cantiere per parlarsi"

Caro Giovanni,
quanto scrivete mi conferma nell'idea che in fondo Napoli è l'Italia
con qualche deformazione caricaturale, che potrebbe essere altrimenti
definita qualche deformazione patologica in più. Due anni fa, come
passa il tempo, ho dedicato cinque mesi all'ottocento inglese, non si
dicevano cose molto diverse, ed è un po' esasperante come la storia si
ripeta--insisto si ripeta--in contesti diversi. A questo punto non ci
salveranno né Masaniello, che non ha mai salvato nessuno, e neppure le
"vecchie zie" di longanesiana memoria. C'è bisogno di rigore, di
rigore gerarchico, per questo sono un supporter di questo papa
germanico che rompe in continuazione i coglioni e favorisce più o meno
indirettamente la destra, ma per farlo, incula quei cattolici
democristiani di cui è fatta la stragrande maggioranza degli italiani,
a destra e a sinistra. In Sicilia e adesso anche in Calabria i segnali
di polizia e magistratura sono sorprendenti, vuol dire, credo, che è
stata fatta un po' di pulizia all'interno, che sono state eliminate le
complicità peggiori; peccato che l'entusiasmo confindustriale sembri
un po' allentato, ma potrebbe essere solo un'impressione. Rimangono
un'accademia e una magistratura che in termini medi sono un vero
schifo, anche se il csm sembra avere dopo decenni di colpevoli silenzi
qualche rantolo. Insomma non tutto è perduto, a condizione di non
essere concilianti, non più; in queste condizioni il rischio
necessario è una deriva autoritaria, bisogna prevenirla anticipando un
rigore vero, senza sconti.
L.M. Milano

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